una volta, due volte, tre volte .44

Viene voglia di scrivere ogni volta finito di scrivere. Scrivere di giardini senza menzionare il nome di un giardino storico, il cosa ed il come si fa o un nome latino, senza nulla di tutto cio' che dimostra conoscenza della storia e della pratica dell'arte del fare giardini.

   Ignoranza di giardinaggio e di storia dei giardini ed allora soltanto una grande voglia di parlare rintracciando piccoli magneti di senso qua e la'. Negarlo sarebbe bugia e sostenere il contrario volgare.

   Semplicemente si tratta di una grande voglia di parlare di giardini seminando senso tra le immagini degli studi storici e nelle peripezie di una pratica di giardinaggio che non sara' mai abbastanza, ma a tal punto piena di cielo, che l'ignoranza e la contentezza si toccano in tangenza: i fiori normalmente sbocciano a primavera, le foglie di alcune piante si colorano d'autunno ed i petali di altri fiori colorano i rami nudi mentre la neve di Febbraio cade... su altri fiori che colorano di bianco la neve.

   Non c'e' senso alcuno nelle ultime tre righe e qui non si impara a piantare perche' credo sia importante scrivere di qualcosa d'altro. Poi, se uno vuole, il giardinaggio lo impara da qualche altra parte, come pure le discussioni sulla qualita' del verde cittadino le puo' sempre sentire da qualche altra parte insieme alla descrizione di quanto e' meraviglioso il parco di Rousham.

   Quello che mi preme e' un certo modo costruttivo di guardare al giardino, parco, albero, foglia, giochi a palla, altalene chiassose. E' l'approssimazione letteraria di una sensazione di benessere che si svolge per associazioni di immagini e ha come risultato sperato la costruzione di un bisogno. Il resto per me non conta. Ecco perche' viene voglia di scrivere: per non perdere il contatto della pianta dei piedi con il prato verde.

   Ne ho visti tanti di prati o lo stesso prato un'infinita' di volte e non riesco a separare l'immagine del verde da quella del tea con la fetta di torta la domenica, seduto tra anziani che si alzano cortesemente e si prendono mano nella mano tra giovani coppie di ogni genere. Questo e' il giardino, parco, albero, foglia, giochi a palla, altalene chiassose, il resto e' tutto cio' che si perde nel rumore vero della dimenticanza del bisogno di certe sensazioni e la loro curiosita'.

   Basta fare l'abitudine a questo modo di camminare, una volta, due volte, tre volte...

lo scoiattolo giardiniere .43


Alberi e vento vanno insieme: se sia il vento a far muovere le fronde o siano invece le fronde a generare il vento non si sa. Ghiande e tavoli nel parco, anche, vanno insieme, se non fanno centro nel bicchiere davanti a me perche' allora ghiande e bicchieri vanno insieme. Queste due ghiande sono cadute sul mio tavolo, con il forte vento di oggi.

   Se fossero cadute in terra e nel parco ci fossero gli scoiattoli, questi le prenderebbero e le porterebbero chissa' dove a nasconderle per la riserva invernale. Gli scoiattoli poi non avendo buona memoria dimenticherebbero i nascondigli di centinaia di ghiande. Mangerebbero comunque le noccioline che tutti noi non vedremmo l'ora di offrire loro, quindi, niente paura, sopravviverebbero senza problemi all'inverno.

   Comunque le ghiande sarebbero li' sotto e germoglierebbero. Germogliano. Nascono cosi' le querce che vediamo in giro, nei parchi con scoiattoli, a disegnare un nuovo parco alla prima pioggia di primavera. Dipende solo dalla gestione dello sfalcio se dare corda a questa fantasia di scoiattoli oppure riportare tutto all'ordine.

   Due ghiande fuori dal bicchiere e due nuove querce nel parco. Il parco si muove.

   Confesso che qualche anno fa mi era venuta l'idea pirata di portare due scoiattoli (uno non basta) nel nostro parco cittadino. Il secolo diciannovesimo ha fatto i nostri grandi giardini privati come fossero grandi aiuole. Mi immaginavo dunque cosa sarebbe diventata la nostra amata grande aiuola cittadina se gli scoiattoli ne avessero preso possesso: l'idea e' durata un paio di secondi, per fortuna di quegli esserini. I quali esserini sono in realta' dei piccoli mostri che distruggono nidi e rovinano la corteccia degli alberi provocando danni letali qui e la'. Pero'... un parco senza di loro...

   Le querce sono gli alberi in assoluto piu' belli del paesaggio di ogni tempo e luogo, non perche' siano l'immagine di sogno degli alberi piu' antichi o perche' siano i piu' ricchi in termini di biodiversita' e non perche' siano gli alberi da sempre associati al fare legna, alla casa, alle sculture nelle chiese rurali, alla nascita e alla prospera crescita, bensi' perche' sono le Querce. Non c'e' nulla da spiegare.


   Quel nulla da spiegare che si forma come i valori comuni, che vengono a galla nel tempo, il tempo che scorre nella consuetudine della condivisione di una convivenza che dell'uso comune delle risorse fa la propria possibilita' di durata, il proprio immaginario, la propria estetica.


   Ecco come da millenni il Bello ed il Bene vanno insieme. Nulla da spiegare. Un respiro.

humilis ulmus .42

Montale direbbe che "riesce" al muro di cinta. E' l'olmo o meglio una crescita dalle sue radici che sta salendo nel caldo. E' l'olmo altissimo, come non se ne vedono piu', che cresce nel giardino ottocentesco di una casa privata qui vicino.

   La famiglie importanti della mia citta' alle volte lasciano che i propri giardini divengano rigogliosi rifugi della biodiversita', non li toccano dal secolo scorso. Felici dunque gli insetti, gli uccelli ed io quando passo lungo la strada che fiancheggia il muro di cinta. Un'ombra unica di due olmi piantati entro due aiuole dove le tappezzanti hanno nascosto chissa' quanti palloni da calcio, fermi ancora di piu' se oltre l'ombra c'e' l'Estate.

   Le foglioline d'olmo sui rametti appena formati alla base del muro resistono al caldo: di un verde denso, ovali dal margine seghettato e rugose in superficie, sembrano gia' grandi su rami gia' grandi. Hanno fretta!

   E' l'olmo, l'albero che ha dato nome al figlio di un amico, cosi' forte da tenere tutte le viti di questa campagna.

come .41

Chiara come il mare, come i baba', la musica, le lettere che si scrivono, i disegni, le matite colorate, i libri e i disegni ancora e la matita sul tavolo che rotola fino alla gomma e si ferma, come le sfogliatelle che arrivano, le calze color senape, il te alla menta, i mesi che passano veloci perche' il mare e' li', non ha bisogno di attendere, sempre vicino, come la scoperta che e' fatta di persone e si ritorna nuovi, si', si ritorna nuovi.

apre .40


Questa porta apre ad un giardino. Il verde sfocato di un albero, la terra bianca di polvere, il marrone che si fa blu. Chissa' perche' amo cosi' tanto i colori.

   Il vetro ha una patina che lo rende opalino ed il legno dietro diventa blu. Un bambino disegna il cielo blu. Chissa' chi diceva che il cielo e' cielo da lontano. Si' e' vero, il cielo da vicino e' l'aria e l'aria non si vede. Il blu allora e' un colore per cio' che non si vede. L'opalino del vetro rende cio' che accade oltre quasi fantasma, fatto d'aria e tutto cio' che succede li' si fa blu. Ecco come il legno della porta da marrone muta in blu: si fa d'aria, come il giardino di Luciano, un giardino che e' un giardino da lontano.

"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

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Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.