un anno dopo .107


Un anno prima, Aprile, post .13 (il primo dedicato al giardino di casa):

   "... Dove c'era una leggera mancanza di terra questo pomeriggio ho messo delle formelle di pavimento di cotto. Un lavoro rozzo, senza sottofondo, come c'era da immaginarsi conoscendomi, quando, ad ogni piega delle formelle, un giardino diverso puo' cominciare."

   Ed in chiusura della pagina: "... E' allora che il bosco entra nel mio giardino, pronto ad esimersi dall'avere un corretto sottofondo di sabbia dello spessore di tre centimetri come ogni libro di garden design insegna. Perche' esattamente fra tre anni, quel sottofondo sara' corroso dalla piu' amabile delle erbacce che insieme al muschio rendera' verde tutto, anche la melocotogna caduta, a meta' Novembre e gia' diventata marrone-arancio-verde."

   Come ho fatto a dire tre anni... questo pomeriggio, appena dieci mesi dopo, le erbacce sono li' ed il cotto e' scheggiato dall'azione del sole, dell'acqua ed ora del gelo. A volte si dicono cose sciocche che il tempo rivela ben prima di quanto possiamo immaginare. Il giardino mi insegna anche a sentire il tempo scorrere piu' rapidamente, cosi' che lo si possa quasi anticipare o meglio accogliere, cosi' che si sia pronti, in un certo qual modo, alle cose, un po' piu' adeguati.

   L'Inverno in giardino non dorme. Lo dicono tutti i libri di ultima generazione sul giardino, quei libri diventati attenti alle variazioni piu' dello sguardo che del giardino stesso, attenti piu' al nostro atteggiamento nei confronti delle cose che alle cose stesse. Ecco perche' l'Inverno diventa vivo piu' di quanto lo fosse nei libri di cinquanta anni fa. Gli strumenti da aggiustare ed affilare sono diventati semplice cornice ai rumori che un giardino passa a chi aveva scritto qualcosa un anno prima.

   Prendevo questa fotografia ed un merlo becchettando e' entrato tra i rami del fico, un altro merlo poi e' entrato pure lui in giardino e si e' posato sul melocotogno. A terra neppure una melocotogna, tutta pappetta.

Pyrus communis / pero rossino .106

Alberi da frutta antichi di un frutteto abbandonato al margine dell'autostrada, cui sia stato tagliato qualche ramoscello da innestare poi su di un giovane fusto di pianta robusta. Cosi' rinascono gli alberi da frutta antichi.

   Cosi' nascera' il giardino di frutta al grattacielo. Una semplice traslazione spaziale e temporale di qualche antico albero da frutta ancora fecondo trovato in un qualche luogo della nostra regione, cui sia stato dato un codice di localizzazione ed un nome affettuoso: pero rossino, susino zucchella, melo campanino... ci si affeziona subito e la strada si scioglie.

touch .105

Un giardino esiste in Scozia e si chiama Little Sparta.
   Un giardino esiste in Inghilterra e si chiama Great Dixter.

Sono diversi e non si toccano, l'uno segna la via, l'altro la scioglie.

   Sono diversi e si sfiorano, l'uno ha paura, l'altro no.

Un giardino esiste in Scozia e conosce l'inglese.

   Un giardino esiste in Inghilterra e conosce lo scozzese.

   Again, and again, and again.

il giardino ben temperato.104

Il giardino di frutta al grattacielo ha la forma di un trapezio, ci sono 5 alberi e rastrelliere per biciclette.

   Questa sera alla riunione condominiale, cui partecipavano associazioni, funzionari pubblici, rappresentanti delle forze dell'ordine, giornalisti e cittadini, la combinazione era felice.

   Non ero mai stato ad una riunione al grattacielo. Le persone stavano ragionando su come vivere meglio. Il giardino di frutta in quel momento era al buio e si caricava di una forza, la stessa, che avevo percepito la mattina in cui a Londra avevo piantato, con i ragazzi di Trees for Cities, alcuni alberelli ai piedi di una casa al margine della citta' al margine della scuola al margine del supermercato al margine delle cose che hanno un nome diverso e che non si conoscono mai se non si va a cercarle. 

   Great Dixter e Christopher Lloyd. Mi e' venuto in mente, mentre ascoltavo, il piu' alto livello della raffinatezza del giardiniere.

   Il giardino e' un giardino, nulla piu', le piante sono piante, nulla piu', ma hanno un potere: il potere di far credere che un giardino migliori la vita. Il potere di sedurre. E' la manifestazione piu' chiaramente percepibile del significato del bello presso i Greci: quella identita' di Bello e di Buono che si apre alla percezione sensoriale, dalla superficiale alla piu' sottile, commuovendo una persona. Trasformando una persona. Non e' una piccola cosa.

   C'e' qualcosa di strano in tutto questo e mi sorprendo: come posso avere in testa il giardino di Lloyd mentre sono seduto al pianterreno del grattacielo. Non e' astrazione o fuga. Credo invece sia quel potere. Sono le assonanze di cui parlo spesso, che attraversano i giardini e gli spazi verdi curati e che tengono insieme, in uno spazio concluso, lo stato migliore di cui la mente umana possa godere. E' l'eredita' culturale che al deserto oppone il giardino, con la piu' tenace e caparbia delle volonta'. E' il potere del giardino ed insieme la forza della volonta' che lo vuole e lo crea. Ecco come Great Dixter ha fatto capolino alla riunione.

   Il Giardino ben temperato e' il titolo che Lloyd diede al suo bellissimo libro di giardinaggio. Ben temperato come il clavicembalo era per Bach o il buon governo delle citta', quello che segue le virtu' cardinali.

   La temperanza tra le cose diverse. Questa sera c'era la temperanza alla riunione. Il giardino si caricava.

equivalents .103

Le Leica sono superate da un qualsiasi iPhone oppure e' l'occhio che vede meglio... Il tempo passa e gli occhi mi sembra vedano meglio.

   Comunque sia il passaggio dalla fotografia al giardino attraversa la distanza che esiste tra questi vetri chiusi ed il paesaggio oltre. In fin dei conti la fotografia e' un mondo interiore che si nutre essenzialmente di composizione, di come la propria voglia di dire a voce alta le cose che sono care, tiene insieme queste stesse cose nel rettangolo di vetro che le fissera'... e' un mondo che si nutre di se' in fin dei conti.

   Mi stupisco quando penso che esistono fotografi che continuano a fotografare anche in tarda eta'... Cartier-Bresson alla fine si dedico' al disegno, lasciando la fotografia. Insomma uscire un poco da se', almeno alla fine, dai, un po' di ossigeno!

   Il giardino, per me, e' cominciato proprio oltre quel vetro, insieme ad un'incipiente sensazione di stare continuando ad attingere ad un dentro che era divenuto d'altri e d'altro momento.

   Ecco perche' non si puo' fotografare un giardino: un vetro non e' una porta dalla quale si possa cominciare a contemplare un giardino ed un giardino comincia sempre oltre questa porta. Bisogna entrare.

   O meglio ad un certo punto si ha il bisogno di entrare in un giardino... ad un certo punto si ha il bisogno di trasformare il luogo in cui ci si trova, in un giardino. Ecco, e' questo. E' la stessa cosa del dire a voce alta le cose che sono care, soltanto lo si fa in un modo differente. Lo si fa in un modo che non ha piu' forma di parole, siano queste immagini o parole, lo si fa in un modo che non funziona per somiglianza con il mondo esterno: e' un modo di esprimersi che comincia come risonanza e si sviluppa per combinazioni equivalenti tra loro in cui una volta entrati ogni punto e' costantemente uguale a noi stessi.

   Come puo' la fotografia fissare un riflesso senza esaurirsi necessariamente sulla superficie riflettente?! Un giardino e' quel riflesso e la fotografia deve essere cauta, non deve puntare all'oggetto e allora forse riuscira' a fotografare un giardino! Credo infatti che la fotografia possa fotografare un giardino solo se ad essere fissato dentro il rettangolino di vetro e' una qualunque cosa eccetto un fiore o un albero o un prato, una qualunque cosa cui il fotografo dia nome: "Giardino". Soltanto allora quello sara' un vero giardino perche' funzionera' per allunisono, come un giardino fatto di piante; funzionera' per equivalenze, come un giardino vero; funzionera' per assonanze con il nostro mondo interiore.

   Alcuni artisti dei primi decenni del '900 scoprivano quanto simili fossero tra loro le cose nel nostro cuore e quanto tutto fosse un po' piu' familiare, Dio compreso ed inserito nella distanza che c'e' tra un piatto ed un bicchiere sulla tavola, nonche' presente nelle pieghe della tenda, la terrazza ed il giardino in cui si rincorrono le voci. Si potrebbe rintracciare in questi lavori la raggiunta maturita' del giardinaggio moderno intuito qualche secolo prima da Candide nella frase Il faut cultiver notre jardin, perche' Candido aveva bisogno di coltivare il proprio giardino ora che necessitava di parole dalla forma non di parola.

USUIQUE AMICORUM .102

Grazie al plagio abbiamo scaffali ricchi di libri di giardinaggio. Colorati over-designed cool simpatici... (un libro puo' esserlo) e tutti ben informati. Le fonti non si toccano, sono i soliti Inglesi, Olandesi, Tedeschi che hanno lavorato intorno alla passione per le piante tutta una vita e cio' che dicono puo' essere senza tema tramandato.

   Quindi siamo al sicuro. E poi arriva una ragazza fresca fresca della scuola di giardinaggio per ragazze posh del Chelsea Physic Garden, a Chelsea appunto, e ti ritrovi un libro con le fotografie di lei vestita di cotone leggero l'estate, ovviamente informale, con i capelli sciolti che ti insegna a coltivare le clematidi, i ribes ed ovviamente le rose, a porre a dimora le piante ed anche a fare le torte dandoti consigli su come conquistare l'amato. Chi vuole comprarlo puo' farlo. 

   Questa leggerezza dell'editoria di non arroccarsi intorno ad alcun bisogno di originalita', bensi' abbracciare ogni fantasiosa maniera di diffondere un sapere ben radicato e ben comunicato, potrebbe invogliare una ragazza italiana, ora che il libro si trova in libreria anche da noi, di immaginarsi con stivali di gomma, da usare anche quando c'e' il sole ed immaginarsi con le unghie sporche di terra. E magari le viene voglia di andare a visitare il Chelsea Physic Garden.

   Lungo il Tamigi, una primavera di quattro secoli fa, i farmacisti di Londra hanno cominciato a concentrare in un luogo le piante che andavano scoprendo. Finalmente le navi della flotta del re facevano uscire dalle miniature dei testi medievali le piante di Teofrasto e Dioscoride, i grandi raccoglitori di piante dell'antichita'. E siccome "libro miniato" in Inglese si dice "illuminated book" il giardino di Chelsea si illuminava di quelle piante. 

   Teofrasto lascia un testamento che apre la biblioteca ed il giardino della scuola, un tempo di Aristotele e da questi a Teofrasto affidata, a tutti gli amici e le persone amanti dello studio purche' nessuno si arrogasse il diritto di usare a detrimento di altri quello spazio e quei libri. Purche' tutto restasse a disposizione di tutti. L'informazione scorre.

   Le informazioni copiate e ricopiate, certo verificate e riverificate, ma copiate e ricopiate da altri prima portano a quella ragazza inglese con gli stivali a fiorellini. Ed io entro al Chelsea Physic Garden perche' l'informazione non si arrocca e, liquida, bagna le rose del giardino di Chelsea, ancora aperto.

   L'ho scoperto passeggiando con una cartina in mano, un giorno di vento. In mezzo alla strada, la mappa davanti agli occhi, sento una vocina che mi dice qualcosa che non capisco se non nell'intento ed una signora, senza piu' tempo ormai come solo le vecchine inglesi possono, che mi aiuta a trovare il Chelsea Physic Garden. Le torte, ancora e sempre e l'albero del sughero, la Quercus suber e le piante velenose. Li' i capi giardinieri hanno i nomi in una lista scritta sopra un pannello da quel giorno di quattro secoli fa.

   Lo dice anche Christopher Lloyd che il plagiarismo e' cosa consueta presso chi scrive di giardinaggio. L'infant gate' del giardinaggio inglese ha vissuto una vita fra le quattro siepi della sua infanzia garantendo la sopravvivenza del proprio giardino attraverso mille vicende economiche, inventandosi ogni volta come fare sopravvivere le proprie avventure. Il giardiniere non e' uscito dal giardino perche' noi potessimo entrarci.

   C'e' qualcosa di bello in tutto questo. Un darsi la mano e passarsi uno strumento levigato e caldo e facile all'uso, come puo' essere un rastrello, un guanto, un libro, per costruire un luogo consono al proprio desiderio per se' e per i propri amici. Come a Venezia, tornando a casa, lungo la calle lunga che porta in campo Santa Maria Formosa, si apriva ogni volta il rettangolo stretto e alto della facciata di palazzo Grimani e la sua "USUIQUE AMICORUM", la frase scolpita ad invito degli amici, chiara anche prima del restauro.

giardino di frutta .101


Ho sempre pensato che, in attesa di realizzare un progetto ideato, in attesa di vedere il frutto delle proprie fatiche nel procedere ad una meta, in attesa di ricevere una risposta positiva fondamentale rispetto ad una richiesta inoltrata, fosse uno spreco di energia non festeggiare anche il solo fatto di essere vicini al traguardo.

   Fingers crossed, dita incrociate... ho sempre pensato che se non esulti di gioia anche a quel solo fatto, allora, qualora la risposta sia negativa non ti sei goduto neppure un istante di gioia e, qualora la risposta sia positiva, festeggi due volte! Alcune volte fondamentali ho festeggiato una sola volta e forse e' per quella gioia insensata e sensata allo stesso tempo, che gli orti nascono!

   Tradotto vuole dire che oggi ho ricevuto l'invito di un'associazione a partecipare al progetto di un giardino di frutta, come mi piace chiamarlo, un giardino di meli e peri (... chissa' che non l'abbia chiamato con il post .100, qualche giorno fa!), un piccolo frutteto.

   La cosa bella pero' e' che sorgera' ai piedi di un grattacielo, il solo grattacielo della mia citta'. Ai piedi dei grattacieli un tempo c'erano le rose: erano quartieri nuovi che riassumevano le istanze progressiste dell'idea di citta', certamente piu' progressiste e sincere che velleitarie, ma non riesco a non pensare che la velleita' fosse uno degli inebrianti fumi che ispiravano il costruire grattacieli, almeno in alcune citta', almeno alcune volte.

    Per diverse ragioni le rose sparirono ed i cespugli divennero luoghi di scambio clandestino, senza alcun fascino in tale forma di scambio nonostante il cespuglio possa essere affascinante, perche' non e' amore cio' che si scambia, bensi' il suo opposto ed anche questo per diverse ragioni. Al posto delle vecchie rose, allora, alcune associazioni sono sorte per cambiare il quartiere.

   Ricordo a Londra, facendo il monitoraggio di alcuni alberi precedentemente piantati dall'associazione Trees for Cities, in un quartiere che forse mi piacerebbe meno oltre il tramonto, come gli alberi di 5-6 anni di eta' fossero ancora perfettamente intatti entro le loro strutture di sostegno (tranne quell'albero la cui struttura era sparita... forse per fare una griglia per le salsicce) e come in una successiva sessione di piantumazione gli abitanti, incuriositi dai volontari, fossero scesi ad aiutare a piantare gli alberi... torte e te a disposizione di grandi e piccini. La rabbia sembra fermarsi davanti alle piante, loro non hanno colpa alcuna e la rabbia sembra distinguerlo.

   Si chiama Festa tutto cio' ed e' cio' che accanto alla parola cultura sembra formare un perfetto collante tra l'offerta e colui che ne usufruisce, che tradotta in linguaggio urbanistico diventa: tra la casa ed il cittadino... ovvio, lo so e gli stessi inglesi in coro mi direbbero: "B o r i n g !"... "N o i o s o !"... ma tant'e'.

   Fatto sta che questa associazione ha a disposizione un rettangolo di erba da gestire davanti alla porta ed un giardino di frutta ci starebbe proprio bene... lavorare davanti agli alberi da frutta e le rose... gia' perche' i vecchietti che ci abitano, le rose se le ricordano bene e ci mancherebbe altro che non gliele piantassimo di nuovo; sarebbero capaci di affossare il progetto piu' dei traffici clandestini!

   Gioisco un sacco ora, poi gioiremo ancora di piu' una volta arrivata la Primavera. Figurati l'Estate!   

.100 mele e pere!

La 100esima pagina del mio garden voglio celebrarla con questo video di Monthy Don e le sue ricette per piantare peri e meli e mangiare torte l'estate!

ascolto .99

Il numero 99 di questo post mi riporta alla serie "Spazio 1999"... con le sue piante in bianco e nero che mutavano il dna... erano buffe anche allora.

   Le piante sono mutate nel corso dei millenni... e pensare che Champollion decifro' i geroglifici scoprendo, in pratica, che la bibbia faceva cominciare la storia della Terra molto piu' tardi... La chiesa non considerava questa datazione del mondo cosi' indietro nel tempo e la lettura a voce alta dei geroglifici come caratteri dalla forma leggibile e sonora dovette creare un bello scompiglio: una lingua parlata molto prima della nascita della Terra faceva cominciare la Terra prima, magari non di molto, ma almeno quanto gli Egizi.

   Non sono colpi da poco per le certezze.

   Anche l'albero che genera dai suoi rami una pecora, come si vede ancora in un frontespizio del '600, doveva essere scardinato (questo, comunque, ci piace di piu' di altre verita'!).

   L'Inizio ogni volta slitta grazie alla scienza. Sempre un po' piu' antico, un po' prima, un po' piu' lontano, cosi' lontano che diventa gia' simile ad una piccolissima cosa, un suono, un rumore forse, semplice, come quello che nel silenzio della lettura sentiamo nella nostra testa, il rumore flebile di sabbia o di distante cascata che passa attraverso la porticina che separa il nostro corpo dal mondo. Il rumore in cui riposa il nostro incanto, da cui nascono i pensieri.

   A scardinate le paure e i dogmi infatti si entra nello spazio della ricerca o meglio, nello spazio del bisogno di ricercare, del desiderio di ricercare, che non si sa da dove venga. Ed e' l'origine delle cose a venire a galla, la' dove la scienza corre piu' sull'incanto della ricerca che sulle prove portate alla ricerca stessa. La fantasia della ricerca alcuni la chiamano: lanciare il sasso e seguirlo. Che bravi gli scienziati! Osano sempre. Non hanno paura di andare oltre le Colonne d'Ercole perche' quel rumore flebile che e' dentro la nostra testa e' simile al rumore della sabbia portata dal vento da un dove che e' piu' in la' di ogni terra. Entrano allora in allunisono e dal silenzio viene a galla un bisogno nuovo.

   Gli scienziati imparano ad accogliere i barbari che vengono dal mondo intero e che sono certamente differenti... qualcosa si perde, nella lingua che si va apprendendo, qualcosa si guadagna. Si impara a rintracciare il nostro incanto altrove. E non e' un sopravvivere, bensi' un vivere secondo il Mondo, secondo lo stesso suo Tempo... che e fatto del non trattenere. Altrimenti, prego, si cominci a fissare Inizi arbitrari ed a crederci.

   Il dna si fa piu' simile nella vicinanza, cerca le somiglianze in cui rispecchiarsi. Forse e' questa l'origine delle foglie a forma di foglie! L'origine della Terra a forma di tutti gli altri corpi celesti! Il pane a forma di pane, gli uccelli a forma di uccelli, le case, i fiumi...

   I geroglifici uscivano dal simbolico e diventavano lingua parlata, fatti di voce. Suono da udire, nuovo, che entrava nelle facolta' di archeologia e lingue classiche, in cui iniziava un Tempo nuovo per la Terra e per i suoi abitanti.

   Tutto in un suono e nel suo ascolto.

su soli .98

Il sole in Sardegna ha piu' nomi, "sol" triestino e "sol" veneziano. Non e' piu' uno e lo stesso per tutti e cinque gli sguardi, perche' e' diventato tanti, uno per ciascuno, non si tiene, esplode di calore a scaldare i gradini del porto romano a sud-est dell'isola (e tu li scavi con le dita come fossero fiori da piantare), a scaldare il cortile della chiesa dei Greci (e tu guardi), a scaldare da dentro il legno ancora da lavorare (e tu tagli e limi e viene fuori il tavolo che vuoi fare venir fuori).

"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

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Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.