natura tectorum .113

Questa mattina ho notato quanto siano cresciute le gemme sull'albicocco dello stentato giardino sotto la finestra della mia camera ed ho pensato che il tetto del droghiere fosse un po' troppo spoglio per non essere aiutato, cosi' bello e ricco qual e' di erbe selvatiche che si sono fatte spazio in questi anni... prima il muschio, poi le prime erbette e poi, questa mattina, ho pensato fosse giunto il momento della colonizzazione dei fiori selvatici.

   E' il cosi' chiamato climax, vale a dire il processo secondo il quale uno spazio di terra vuoto si trasforma in una foresta. Il tetto del droghiere diventera' quest'estate un prato fiorito. Bastano poche manciate di terriccio, preso da quella quantita' che il vaso rotto aveva rovesciato due giorni fa (vedi scritto .111), miscelato con semi di fiori selvatici. Oggi piove ed e' l'ideale per la distribuzione dei semi tra gli anfratti del muschio e delle piantine esistenti, ovviamente senza ostruire le tegole... 

   Il droghiere e' un tipo simpatico e quest'estate vedra', una volta di piu', quanto miracolosa e' la natura nel portare i fiori anche sui tetti.

luna .112

La luna muove i mari e quando si parla della luna si diventa sottili. Muove la linfa nei ramoscelli quando e' crescente ed invece favorisce il fruttificare quando l'energia non va alla crescita del legno bensi' dei frutti, a luna calante, quando si puo' procedere alla potatura... O cosi' mi sembra di aver capito sfogliando oggi un manuale in libreria. Ci credo, perche' e' bello.

   Fondamentalmente pero' non mi importa quasi nulla che sia vero oppure no: gli alberi da frutta crescono e diventano bellissimi e li' la mia curiosita' viene sedotta fin dall'inizio a tal punto che ogni ragionamento e' per me come mettersi a ragionare sulla struttura lignea di un violoncello mentre questo suona. Tanto piu' che frutti bellissimi crescono sugli alberelli dei giardini abbandonati.

   La luna porta nello spazio silenzioso della nostra testa, nella immensa sfera nella quale dimorano fin dal primo sguardo la luna, i mari e i cieli, nella quale il rumore ed i suoni tutti diventano il sibilo sottile al quale comincia la prima sinfonia di Mahler, quando, o forse dove comincia il suono... il suono che comincia nella testa, quel suono simile ad un sibilo, che nel silenzio non ci lascia e ci fa piu' aerei, piu' simili a cio' che di piu' leggero c'e' nello Spazio.

   Nel mio rapporto con un albero, che importanza ha che la Luna muova le maree o la linfa, quando la conoscenza di questa influenza fissa un campo di esistenza per il mio rapporto con quella pianta che non ha nulla a che vedere con la gioia di guardarla ed immaginare, immaginare qualsiasi cosa?! La materia del suono e' aria ed allora mi fermo ad ascoltare, mi fermo alla domanda e mi piace restarci e l'albero forse e' il primo cui non importa granche' di una risposta.

   Se fosse stato per me la conoscenza non sarebbe andata molto oltre la magia (me ne vergono un poco) e scopro di essere lontano da quel fascino analitico che ha portato, porta e sempre portera' gli scienziati a rendere giustizia alla vocazione umana alla liberta'. Se non sono uno scienziato posso pero' piantare un albero di mele per fare ombra ad uno di essi.

attorno a due vasi rotti .111

Oggi ho messo in vaso due rose: ho preparato il terriccio nei vasi prendendolo da altri vasi, ho travasato le rose e ho messo i vasi in due angoli ancora disponibili, quindi ne ho preso uno per spostarlo da un posto ad un altro urtando un vaso che stava piu' in alto che è caduto su quello che tenevo in mano il quale mi è sfuggito cadendo su una rosa appena invasata, rompendosi insieme all'altro vaso e a due rametti della rosa e distribuendo tutta la terra sul pavimento.

   In generale non batto ciglio davanti alla rovina di un lavoro preciso che si e' sommato sulla schiena. So che il mio modo di fare rapido, detto anche "del tasso", non sempre si armonizza con l'intorno ed il tasso non e' il poeta della corte Estense bensi' l'animaletto che ad un certo punto perde la sua temperanza e scatta contro il pericolo senza temere alcunche' e senza misurare le proprie forze crolla sfinito, salutando cosi' il mondo. Questo e' il tasso.

   Sono un po' cosi' in effetti ed i miei amici sanno che ad un certo punto possono contare su questo extra burst of energy che mi fa risolvere in breve tempo cio' che sembra lungo e faticoso. Sanno anche che questo deriva dalla mia pigrizia che tutte le inventa per, non volendo certo rinunciare ad un'impresa, ridurre la fatica fisica da essa richiesta... e' astuzia, forse e se in altri ambiti questo modo di essere potrebbe essere criticabile (e quasi sempre da chi ha poca fantasia o disinvoltura), nel giardinaggio e' una virtu'.

   Certamente pero' puo' fare danni, come quello dei vasi di oggi, il non stare troppo a ragionare sui possibili scenari di un'azione: il vaso e' pesante, c'e' freddo e le mani non sono piu' tanto sensibili, la terrazza e' una giungla (di 1mq!). No, questo prevedere e' veramente noioso, quindi scatta il tasso e a volte i vasi si rompono. Ecco perche' non batto ciglio, lo so gia'.

   La vecchiaia di un tasso giardiniere sicuramente sara' piu' calma. Sara' preciso e questo gli bastera', come la virtu' che e' premio di per se stessa e la pigrizia avra' lasciato il posto alla persuasione che le cose che occorre fare somigliano al tempo, ai minuti, alle ore. Pero' che soddisfazione nel fare in due secondi quello che richiederebbe un'ora! Che bello tenere insieme il momento del desiderare una cosa e quello del realizzarla! ... Certo, l'impazienza, ma c'e' qualcosa d'altro, altrimenti Pasolini, allievo di Giotto, non direbbe: "... Perche' realizzare un'opera, quando e' cosi' bello sognarla soltanto...".

   Si tratta di essere gia' "dopo" il fare. E non e' certo disincanto, no, bensi' semplicemente il saperlo. E fare.

frutteto / la seconda giornata .110













Il sole, 13 alberi da frutta, una vanga, un paio d'ore, la neve e di nuovo il sole. Cosi' da oggi un boschetto continua in un frutteto:


   5 meli,
Malus domestica "Abbondanza"
Malus domestica "Calvilla Bianca"
Malus domestica "Gambafina"
Malus domestica "Renetta Champagne"
Malus domestica "Tonina"
   
   3 peri,
Pyrus communis "Abate Fetel"
Pyrus communis "San Pietro"
Pyrus communis "Spina Carpi"
   
   1 melocotogno,
Cydonia oblonga
   
   1 kaki,
Diospyros kaki "Tipo"
   
   1 pesco,
Prunus persica "Regina di Londra"
   
   1 nespolo,
Mespilus germanica
   
   1 gelso,
Morus nigra

frutteto / la prima giornata .109

Le 13 coltivazioni di oggi sono per i 13 alberi da frutta al frutteto del Barco. La terra e' stata smossa in alcuni punti che via via ho ritenuto quali giuste posizioni per i futuri alberi. Distanziati di quattro, cinque metri l'uno dall'altro queste piccole aperture di terra marrone in mezzo al prato sembrano le montagnole delle talpe, soltanto un po' piu' grandi.

   Vedere in piano il frutteto, come una mappa.

   Anche come e' iniziato e' stata un'astrazione. Fuori dal foglio di carta. Mi sono messo la' dove si accede all'area ed ho immaginato la posizione del primo albero, quindi il secondo albero ed a seguire tutti gli altri hanno trovato le loro reciproche relazioni: che i rami potessero toccarsi senza togliersi aria o luce, che le radici del grande pioppo non fossero troppo vicine, che i rami dei primi tre alberi rispettassero il sentiero segnato sul terreno dal passaggio di anni in bicicletta... beh, forse qualche ramo sara' un po' piu' in la' di quanto dovrebbe... ma naturalmente e' tutto studiato cosi' che si possa cogliere facilmente una mela dal ramo al passaggio...

   Poi si tagliera' l'erba in aperture lineari tali che una persona passi con agio, forse anche due, ma lo decidero' al momento. Questo dara' la possibilita' di avere l'erba alta intorno a gruppi di tre, quattro alberi, naturalmente dopo che per i primi due anni la base dei tronchi sara' tenuta libera dalla competizione di altre pianticelle-erbacce spontanee.

   Si vedra' per il manto erboso, cosi' ricco e' il terreno argilloso che le erbe selvatiche fanno da indiscusse padrone di casa. I fiori selvatici che volevo piantare farebbero fatica a vincere in tale competizione: occorrerebbe impoverire il terreno togliendo i primi 15cm di suolo, quelli piu' ricchi di nutrimento ottimali per le erbacce opportuniste alla ricerca di spazio. Figurarsi se mi metto a guidare un buldozer... al college ho quasi rotto un tagliaerba rischiando di ferire qualcuno con le schegge del sasso infido capitato sotto le lame... pero' con la motosega avevo superato l'istruttore in un lavoro di precisione che lo aveva lasciato senza parole!

   Paura e curiosita' nell'usare quell'oggetto. Non e' uno scherzo e la bellezza nell'usarlo e' pari alla cura con la quale, ricordo, ci insegnavano ogni passaggio necessario al padroneggiarlo. Nel bosco poi, ricordo, la precisione e la cura nel seguire quei dettami di sicurezza non erano mai adeguati, ma e' sempre andato tutto bene. In futuro sara' uno strumento cui l'arboricoltura ricorrera' soltanto in casi estremi. Si tratta infatti di curare gli alberi fin dalla primissima fase dell'oculatezza della scelta del tipo di specie adatta per il tipo di luogo specifico. Da li' poi le corrette pratiche da seguire, fin dalla messa a dimora dell'albero, hanno dimostrato che da sole possono ovviare all'apparizione di quei problemi che indeboliscono la salute della pianta fino a portarla ad uno stato tale da richiedere interventi drastici quali appunto l'uso della sega a motore. E questo mi fa piacere perche' un albero non dovrebbe associarsi a quel rumore... forse per me il rumore del disboscamento dei margini del Rio Pelotas a sud del Brasile, le tute arancioni, i bordelli, il muro altissimo che la diga Barra Grande aveva portato nella regione... la mente unisce e disunisce e porta in un frutteto.

   Mi hanno detto due signori che sarebbe bello avere delle panchine qui e la', lo terro' presente, di legno, sotto il pioppo, dove cinque alberi da frutta saranno in curva.

la forma / il modo .108

In fondo non riesco a crederci... mi spiego: non riesco a credere ad una qualsivoglia forma da cui partire per il progetto di ampliamento del rettangolo boschivo al Barco (disegno .92).

   Arrivo al fatto che non si tratta di forma, ma di modo. Questo e' il punto, ora sono contento... ci voleva tanto?! C'e' voluto tanto, si, eppure "garden me" l'avevo scritto piu' di un anno fa... Ho dovuto per caso rileggere una pagina di Gilles Cle'ment per vedere dissolversi l'equivoco della forma. Dopo il selvatico London Wildlife Trust che nella sua gentilezza spiega al giardino del presente che cosa significa la parola sostenibilita', avere avuto un'ennesima sveglia da Cle'ment mi ricorda quanto ancora occorra per non cadere nei trabocchetti del foglio bianco di carta.

   Ma andiamo, ancora parlare di forma?! Scrivevo del Tempo quale strumento di progetto... ed ancora pensare ad una forma?! La sostenibilita' accade, prende forma... dunque nessuna forma data, bensi' si dovrebbe parlare di un modo di fare, che inevitabilmente ed ovviamente ha una sua forma, che pero' muta di volta in volta, a seconda di come si coniughi il nostro piacere di stare in giardino con le specie vegetali che vi prendono vita, via via. Avere chiaro in testa che cosa accade in natura e disegnare sul foglio alcuni acconci accordi! La forma c'e', una forma irriconoscibile pero', perche' non riconducibile ad altro se non a qualcosa di simile a cio' che incontriamo entrando in un vecchio frutteto abbandonato, facendoci largo fra le erbe alte e gli arbusti, dove un albero colorato ed un altro albero colorato stanno fermi carichi di frutta. Occorre solo permettere che tutto cio' prenda la sua forma, via via. 

   A spiegarlo, ci penseremo poi, fra qualche mese e qualche anno. Intanto i signori che aiutano il parroco in chiesa mi dicono che loro non riusciranno a raccogliere la frutta dai rami perche' i Pakistani arrivano prima... ricordo al grande parco della mia citta' le famiglie pakistane raccogliere le more dai gelsi... conoscevano da molto prima di noi le more sugli alberi nella stagione giusta... dove il Pakistan comincia, dove il Morus nigra coltivato in Iran e' stato portato oltre i confini orientali. E' questione di conoscere i margini e cio' che accade nel loro spessore, riconoscerlo ogni volta e, senza tentare di chiudere in una forma cio' che vi accade dentro, permettere le sue manifestazioni. Allora magari arriviamo insieme!

"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

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Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.